La Storia

Il “Goldoni”, unico grande teatro storico di Livorno sopravvissuto ai danni provocati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, nasce in seguito alle trasformazioni urbanistiche ed architettoniche realizzate a Livorno nella prima metà del sec. XIX durante il governo dei Lorena, quando la nuova forza economica, la borghesia mercantile, sente l’esigenza di creare spazi che simboleggino il proprio status sociale.
Si pensa così di realizzare un imponente teatro, definito come uno dei più mirabili fra i teatri d’Italia ancor prima della sua ultimazione e che per importanza superò tutti i teatri livornesi.
Gli impresari Francesco e Alessandro Caporali in data 1° ottobre 1842 presero ufficialmente la decisione di “erigere un nuovo e straordinario Teatro, per cui Livorno sarà la terza città Italiana che acquisterà il pregio di sì importante Edifizio”.
La realizzazione dell’edificio, situato lungo la strada detta la via vecchia di Montenero, tra la nuova chiesa di S. Maria del Soccorso e l’Ospedale Israelitico, fu affidata al giovane architetto Giuseppe Cappellini, coadiuvato dal capomastro Benedetto Malfanti, mentre esecutori dei lavori interni furono i fratelli Giacomo e Giovanni Medici di Milano, autori degli ornati, Pietro Bernardini, esecutore di stucchi e scagliola e il marmista Ceccardo Ravenna. I lavori durarono quattro anni: dal 1843 al 1847. Il Teatro fu denominato “Imperiale e Regio Teatro Leopoldo” in onore del Granduca Pietro Leopoldo II di Lorena e venne inaugurato il 24 luglio 1847.
Dopo pochi anni la struttura subì un rapido degrado a causa della trascuratezza del nuovo proprietario Giuseppe Varoli, già socio dei Caporali e successivamente unico proprietario.
Acquistato al pubblico incanto dal signor Console Pandely Rodocanacchi, il Leopoldo fu restaurato tra il 1853 e il 1855 e riportato alla sua primitiva dignità.
Nel 1859, dopo la cacciata dei Lorena, assunse la denominazione di Teatro Caporali, infine, a partire dal 1860, fu appellato con il nome di Regio Teatro Goldoni a sottolineare il legame tra Livorno e Carlo Goldoni, che proprio nella città labronica aveva messo in scena la commedia Tonin bella grazia ed ambientato le tre commedie Le smanie per la villeggiatura, Le avventure e Il ritorno dalla villeggiatura.
Nella storia del teatro numerosi sono stati gli avvicendamenti di proprietà, fino alla dichiarazione di inagibilità alla metà degli anni ottanta e, nel 1990, alla sua espropriazione e quindi acquisizione al patrimonio comunale.Il Comune di Livorno si è proposto, in questo modo, di restaurare e di restituire alla città una importante testimonianza storica, un teatro capace di oltre mille posti, e un ridotto, la Goldonetta, che ne ospita altri duecento.

Il progettista: Giuseppe Cappellini
Giuseppe Cappellini (Livorno 1812 – Firenze 1876) si avvicinò all’architettura studiando prima a Firenze, presso l’Accademia delle Belle Arti, e poi nella stessa Livorno presso la “Scuola di Architettura, Ornato e Agrimensura” fondata da Carlo Michon nel 1825, e subì l’influenza di grandi personalità come il Poccianti e il De Cambray Digny. Nel 1838-39 il Cappellini divenne architetto professionista.
Tra i suoi lavori realizzati a Livorno, i Casini dell’Ardenza (1840-44) e il Teatro Goldoni (1842-47); fu responsabile di vari restauri e riduzioni tra i quali il Teatro Carlo Lodovico, poi Teatro San Marco (1845-52), il Palazzo Comunale (1850-51) e il restauro del Mercato Vecchio (1850-51); tra le numerose progettazioni, la riduzione a manicomio della Villa dell’Ambrogiana e il Palazzo Maurogordato (1856). Molto significativi anche i progetti rimasti sulla carta, come quello per la costruzione di Carceri dentro la Fortezza Nuova.

La vita del Goldoni: dalla lirica al cinema
Il Teatro Goldoni fu inaugurato il 24 luglio 1847 con l’allestimento dell’opera Roberto il diavolo di Meyerbeer.
Nonostante l’inaugurazione solenne e fastosa, questo, però, non fu un avvio felice: il teatro subì la concorrenza delle molte ed importanti strutture parallele cittadine dal nome altisonante – quali il Teatro degli Avvalorati, il Carlo Lodovico detto “San Marco” ed il Rossini – e poté iniziare un’attività organica solo nel 1855, dopo che fu acquistato dal ricco mercante Pandely Rodocanacchi.
L’edificio poteva disporre di soluzioni insolite e fascinose, come lo sfruttamento della luce solare per le produzioni diurne, e consentiva l’allestimento di forme spettacolari molto disparate, che andavano dalle più consuete proposte teatrali alle evoluzioni circensi ed alle dimostrazioni ginniche e para-sportive.
Nel giugno 1869 la gestione del Goldoni fu retta da una società, detta “accademia”, sul modello degli altri teatri livornesi.
Dopo il 1890, con la decadenza parziale o totale dei concorrenti dal fulgido passato, il Goldoni si inserì sempre più nel substrato cittadino, fino a diventare uno dei luoghi deputati della memoria storica popolare: due personaggi, Pietro Mascagni e Galliano Masini, prima di ogni altro, ne hanno animato la scena, mentre il pittore Renato Natali lo ha immortalato nelle sue tele. Riguardo l’attività sarebbe nondimeno limitativo citare esclusivamente i pur celebri artisti locali.
In campo operistico, fino al 1940, hanno fatto epoca i frequenti passaggi d’interpreti come Gemma Bellincioni, Roberto Stagno, Enrico Caruso, Hipolito Lazaro, Beniamino Gigli e Gina Cigna, mentre l’albo d’oro del dopoguerra reca i nomi di Mario Del Monaco e Franco Corelli, Tito Gobbi ed Ebe Stignani, Maria Caniglia e Leyla Gencer.
Da segnalare, per l’entusiasmo e la partecipazione con la quale furono seguite, le produzioni organizzate dai reparti speciali delle truppe alleate che, tra il 1945 ed il 1947, recarono al soprannominato “Goldoni Theater” infiniti artisti ed un non ancora del tutto noto Frank Sinatra, protagonista di un memorabile concerto che mandò in delirio i molti “swingers” livornesi.
Nel suo trascorso, infine, il Goldoni non è stato “solo” un importante teatro d’opera, ma, dall’ultimo ventennio dell’Ottocento, ha ospitato le più note compagnie d’operetta sia italiane che francesi, nonché sapidi artisti di varietà e, dagli albori del Novecento, proiezioni di pellicole cinematografiche, prodotte in quel periodo pionieristico dalle case Lumière ed Edison.
Infine, sorprendente ma non trascurabile caratteristica, il Goldoni è stato anche testimone di atti politici nazionali, come il Congresso del Partito Socialista nel dicembre-gennaio 1920/1921, dalla cui diaspora nacque poi, sempre a Livorno il Partito Comunista Italiano.

Tratto da “Comune Notizie – Notiziario del Comune di Livorno” nn. 44-45 del 2004

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