Teatro Goldoni - Dal 24 Novembre al 26 Novembre 2017
Orario/i: 20.30 - 16.30

 

Lirica

NABUCCO

Teatro Goldoni
Venerdì 24 novembre, ore 20.30 – Domenica 26 novembre, ore 16.30
NABUCCO
dramma lirico in quattro parti
libretto di Temistocle Solera
musica di GIUSEPPE VERDI
Edizioni Ricordi, Milano
Sovratitoli della Fondazione Teatro Verdi di Pisa

personaggi e interpreti

Nabucco Mauro Bonfanti
Ismaele Giuseppe Raimondo
Zaccaria George Andguladze
Abigaille Dimitra Theodossiou
Fenena Laura Brioli
Il gran sacerdote di Belo Alessandro Ceccarini
Abdallo Federico Bulletti
Anna Valeria Filippi

Direttore Marco Severi
Regia e luci Matteo Anselmi
Scene Cooperativa Francesco Tamagno – Torino
Costumi Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Orchestra Sinfonica Città di Grosseto
Coro Lirico Livornese
Maestro del coro Flavio Fiorini

Produzione della Fondazione Teatro Goldoni Livorno. Costumi della Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino nell’ambito del Protocollo d’intesa “Opera nella Regione Toscana”

Sulle note del celeberrimo coro “Va pensiero” torna, dopo ben sedici anni di assenza dai palcoscenici livornesi, Nabucco, la prima importante creazione del musicista di Busseto e il primo capolavoro della sua produzione patriottica nelle quali si incarnarono nel 1842 gli ardori indipendentistici del periodo risorgimentale. Dramma corale (lo scontro tra due popoli contrapposti, Ebrei e Babilonesi), ma anche intimo, dove dominano le passioni umane, con l’amore contrastato di Ismaele, nipote del re di Gerusalemme e Fenena, figlia del terribile sovrano babilonese.

INCONTRO CON L’OPERA:  lunedi 20 novembre, ore 17 –  Sala Mascagni
il m° Daniele Salvini presenta l’opera NABUCCO (ingresso libero)

La vicenda
Atto primo. Nel tempio di Salomone, a Gerusalemme. Il popolo ebreo piange le proprie sventure ed invoca il suo Dio affinché lo salvi dalla crudele sorte che Nabucco, re di Babilonia ed in procinto di conquistare la città,  è solito riservare ai nemici sconfitti. Il pontefice Zaccaria rincuora gli animi sgomenti e li esorta alla fiducia: è riuscito ad impadronirsi di Fenena, figlia di Nabucco, ed afferma che quel prezioso ostaggio dovrà mitigare la sete di vendetta del monarca babilonese. Ismaele, un giovane ufficiale cui Zaccaria ha affidato la fanciulla, riconosce in essa colei che gli salvò la vita quando era ambasciatore in Babilonia: per gratitudine, ma anche per un affetto nato durante quei drammatici momenti trascorsi, Ismaele tenta di far fuggire la prigioniera. Nel frattempo penetrano nel tempio alcuni guerrieri babilonesi guidati da Abigaille, una donna di umili origini ma da tutti ritenuta figlia primogenita di Nabucco; ella apostrofa ironicamente Ismaele, di cui è da tempo invaghita, quindi a bassa voce promette salvezza per lui e per il suo popolo a condizione che corrisponda il suo amore. In quell’istante, sconvolti dal terrore, si rifugiano nel tempio alcuni ebrei inseguiti dai soldati babilonesi; subito dopo sulla soglia compare Nabucco. Con sprezzante alterigia il re intima a tutti di riconoscerlo vincitore, ma Zaccaria, afferrato un pugnale, tenta di colpire Fenena: riuscirebbe nell’intento, se Ismaele non si interponesse tra i due. Il gesto di Zaccaria scatena la furia di Nabucco, che ordina ai suoi guerrieri il saccheggio della città.
Atto secondo. Abigaille è riuscita ad impadronirsi di una pergamena segreta, dalla quale apprende di essere nata da una schiava. Furente, convoca il sommo sacerdote di Belo e si accorda con lui per uccidere Fenena e diffondere la falsa notizia della morte di Nabucco in battaglia: solo così ella potrà cingere la corona regale e comandare lo sterminio dell’odiato popolo ebreo.
Fenena non è però rimasta insensibile al misterioso richiamo del Dio d’Israele: ha infatti chiamato Zaccaria per essere convertita alla religione giudaica; prima di recarsi nelle stanze della fanciulla, il vecchio pontefice rivolge una fervida preghiera al Signore affinché lo aiuti ad assolvere la sua missione. Frattanto si è diffusa la notizia della morte di Nabucco; Abigaille, appoggiata dai sacerdoti, vorrebbe approfittarne per impadronirsi del potere. Giunge però Nabucco, il quale, dopo essersi incoronato, pretende di essere adorato come un dio. In quell’attimo un fulmine cade sulla sua testa e la corona rotola a terra: in un profondo silenzio e con atteggiamento di sfida, la sola Abigaille trova il coraggio di raccoglierla.
Atto terzo. Il terrore provato ha reso folle Nabucco ed Abigaille ha approfittato della circostanza per farsi proclamare regina. Con l’inganno ella sottrae a Nabucco il sigillo reale, e con questo sancisce la condanna a morte degli ebrei prigionieri; tra essi si trova anche Fenena, convertita alla loro fede. Troppo tardi il re si accorge dell’imminente pericolo che sovrasta la figlia: il suo orgoglio si piega dinanzi ad Abigaille, alla quale chiede inutilmente la salvezza di Fenena, ma la donna è irremovibile; anzi, ordina alle guardie di imprigionare Nabucco.
Sulle sponde dell’Eufrate un gruppo di ebrei prigionieri e condannati ai lavori forzati, piange la propria sorte e rievoca con espressioni struggenti la patria lontana. Giunge Zaccaria: con parole di conforto riesce ad infondere fiducia negli animi scoraggiati.
Atto quarto.  Nabucco, tenuto prigioniero nei suoi appartamenti, scorge nella strada sottostante Fenena in catene, condotta a morte insieme agli altri ebrei.  Improvvisamente cade in ginocchio e prega il Dio d’Israele, chiedendo perdono per le offese recate: la follia, che sino allora gli aveva ottenebrato la mente, svanisce all’improvviso; quando alcuni soldati rimastigli fedele penetrano nella stanza per liberarlo, Nabucco ritrova l’antico vigore: con la spada in pugno si pone alla testa dei suoi per riconquistare il potere.
Dinanzi all’ara di Belo tutto è ormai pronto per il supplizio; Fenena, confortata da Zaccaria, si prepara ad affrontare la morte con rassegnazione. Sopraggiunge Nabucco con i suoi guerrieri, ordinando la liberazione immediata degli ebrei condannati. In quell’istante il simulacro di Belo crolla con fragore a terra: è il segno della potenza del Dio d’Israele, la cui gloria è adesso esaltata da Nabucco insieme al popolo ebreo. Contemporaneamente è introdotta Abigaille morente: la donna, vistasi sfumare i suoi piani, si è avvelenata; adesso, prima di spirare, chiede il perdono di Fenena, augurandole l’unione con Ismaele.

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