Teatro Goldoni - 04 Dicembre 2025
Orario/i: 21

 

Eventi

ANTONIO VIVALDI La costanza trionfante

Festival di Musica Barocca
Giovedì 4 dicembre, ore 21
ANTONIO VIVALDI
La costanza trionfante, RV 706-A
Una nuova opera di Vivaldi, appena riscoperta: la prima in tempi moderni di tutta la musica sopravvissuta.

Carlotta Colombo soprano, Cecilia Molinari contralto, Valentino Buzza tenore
Modo Antiquo
Federico Maria Sardelli direttore

 

Programma

Sinfonia RV 112
Allegro – Andante – Presto

Atto I
Aria Hai sete di sangue [Doriclea, I.2]
Aria Qual dispersa Tortorella [Eumena, I.5]
Duetto Dentro al sen che Sol ch’adoro/Frà le braccia alla mia Vita [Farnace e Getilde, I.7]
Aria Lucioletta vezzosetta [Doriclea, senza atto o scena, ma I.10]
Aria Non sempre folgora [Olderico, I.13]
Aria Ti sento, sì ti sento [Eumena, I.14]

Atto II
Aria È ver la Navicella [Doriclea, senza atto o scena, ma II.4]
Aria La timida Cervetta [Eumena, II.6]
Aria Per scorgere quel cor [Tigrane, II.7]
Aria La vendetta è un dolce inganno [Olderico, II.11]
Aria Parto con questa speme [Eumena, II.13]
Aria Donna crudel spietata [Tigrane, II.14]
Aria Sento il cor brillarmi in petto [Doriclea, II.19]

Atto III
Aria Un’Aura lusinghiera [Tigrane, III.3]
Aria Lascia almen che ti consegni [Eumena, III.4]
Aria Un bacio, un Vezzo, un Riso [Doriclea, III.5]
Aria Amoroso, caro Sposo [Doriclea, III.10]
Aria Se vince il caso Sposo [Doriclea, III.19]
Coro Viva Amor, viva la Pace [composto da FMS]

Durata: 75 minuti

Una nuova opera di Vivaldi
Federico Maria Sardelli

Ci sono molti modi per riscoprire musiche perdute del passato. Alcuni sono casuali. Nel 2001 il Motezuma di Vivaldi saltò fuori improvvisamente da una ricca collezione di manoscritti musicali che proveniva da Kiev: nessuno si sarebbe mai aspettato di trovare un’opera di Vivaldi laggiù. Lo stesso successe pochi anni più tardi con il concerto per flauto Il Gran Mogol, emerso casualmente dalla lontana Edimburgo. Poi ci sono altri tipi di scoperte: quelle che arrivano dopo anni di studio e d’indagini su documenti e tracce che conducono il ricercatore – divenuto detective – a un ritrovamento per così dire ‘guidato’.

Infine, si riscoprono opere nuove perché, come ho fatto io con La Costanza, si studiano a lungo le fonti superstiti di un’opera di cui sopravvive una mancata di arie e pian piano se ne rintracciano altre, migrate in opere o pasticci disseminati per l’Europa, oppure rimaste in circolazione come arie sciolte, di baule, finché non si ricostituisce un grosso nucleo di composizioni fino ad oggi disperse o ignorate.

Bisogna chiarire che la maggior parte delle opere teatrali che Vivaldi ha composto sono oggi perdute o gravemente danneggiate: solo 13 sono giunte a noi complete, mentre 9 sono orbe di qualche parte oppure sono pasticci, e ben 32 esistono solo come testo poetico con qualche aria superstite.

Ho deciso di occuparmi de La Costanza trionfante perché, fra le molte opere perdute di Vivaldi, aveva grandi motivi d’interesse: era scritta nel 1716, anno mirabile della maturità vivaldiana in cui vede la luce anche il celebre oratorio  Juditha Triumphans, e poi perché è stata un’opera di enorme successo, ripresa più volte sotto altri titoli durante la vita del compositore, fino a ritrovarsi nel 1732 a Praga. Dunque La Costanza meritava una speciale attenzione.

Oggi nessuno parla di quest’opera e, sebbene sia censita nel catalogo Ryom (RV) e nota agli studiosi, è sostanzialmente muta. Nell’anno 2001 gli studiosi Faun Tanenbaum Tiedge e Michael Talbot scoprirono l’esistenza di 8 arie che giacevano in una raccolta di varî autori, nel castello di Berkeley, in Inghilterra. Da questo nucleo sono partito per cercare altre tracce, disperse in altre biblioteche. Per nostra fortina Vivaldi amava citarsi e riciclare le arie più riuscite, cosicché alcune arie della Costanza confluirono in opere successive come l’Ercole e il Teuzzone. Ma altre parti dell’opera furono copiate e disseminate in giro per l’Europa tramite cantanti che si portavano dietro le arie che meglio li rappresentavano, per farle confluire in altre opere e pasticci. È così che ritroviamo arie della Costanza nell’Alceste di Georg Caspar Schürmann del 1719, oppure in un pasticcio dal titolo Tigranes dato ad Amburgo nello stesso anno. Molta di questa musica è dannaggiata da trascrizioni, riduzioni e fraintendimenti di copisti poco esperti ed è quindi stato necessario sottoporla a un lavoro di restauro, come le arie provenienti dai pasticci conservati oggi a Berlino, o quelle preservate nella Collezione Santini di Münster, ridotte talvolta al solo canto e basso oppure fraintese nella strumentazione originale. Infine, due arie – di straordinaria bellezza e tutt’oggi ineseguite – si trovano conservate a Berlino, ignorate fin’oggi dagli studiosi.

Ricomponendo le tessere del mosaico disperso sono dunque riuscito a portare il raccolto de La Costanza ad un nucleo di 18 arie (17 arie e un duetto): se l’opera originale contava 35 numeri chiusi (fra arie, duetti, cori), possiamo dire che oggi possediamo la sua esatta metà. Le 18 arie della Costanza percorrono, con ovvie lacune,  tutto il dramma e tutti i ruoli, permettendoci così di aver contezza di tutti i caratteri dell’intreccio, restituendoci l’idea generale di quest’opera fino a oggi rimasta muta.

Il concerto darà così l’occasione di ascoltare per la prima volta tutta la musica finora sopravvissuta de La Costanza: un Vivaldi nuovo che torna a parlarci e a commuoverci con la straordinaria bellezza delle sue invenzioni.

 

 

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