Teatro Goldoni - 05 Marzo 2022
Orario/i: 21

 

Concerti

5/3 – CARMINA BURANA

CARMINA BURANA
di Carl Orff

con
Daniela Cappiello soprano
Stefano Marchisio baritono
Luis Javier Jiménez García tenore

l’ Ensemble strumentale dell’Orchestra del Teatro Goldoni:
Pianoforti Cesare Castagnoli – Chiara Mariani
Percussioni Alessandro Carrieri, Gabriele Ciangherotti, Christian Di Meola, Marco Farruggia, Federico Poli.

il Laboratorio Corale del Teatro Goldoni di Livorno Carmina Burana CORO

e il Coro Voci Bianche e Teen Singer del Teatro Goldoni maestro del coro Laura Brioli  Coro Voci Bianche

Maurizio Preziosi direttore

PdS CARMINA BURANA

Un eccezionale appuntamento per la stagione sinfonica al Teatro Goldoni di Livorno: sabato 5 marzo, alle ore 21 andranno in scena i Carmina Burana di Carl Orff, opera famosa tra il grande pubblico anche per la presenza del brano “O Fortunache l’apre e la conclude, molto spesso utilizzato in contesti di musica da film o in pubblicità. E se l’energica e potente invocazione alla Sorte umana (traduzione del latino Fortuna), che viene equiparata alle fasi mutevoli della luna che cresce e decresce costantemente, cattura con potente immediatezza  l’attenzione dell’ascoltatore, non meno ricche di fascino e grande suggestione sono i poemi che fanno dei Carmina Burana una delle creazioni musicali più fortunate di tutto il Novecento. Carl Orff li trasse da un insieme di canti poetici del XIII secolo custoditi nell’abbazia di Benediktbuern in Baviera e composti in latino, francese e tedesco antico dai clerici vagantes o goliardi, giovani studenti che vagavano da una università all’altra. All’epoca, la definizione dei goliardi si discostava dal significato che ne diamo attualmente di persone spensierate, irriverenti. Si trattava infatti di studenti e docenti delle università – di fatto controllate dalla Chiesa – che utilizzavano la propria presenza all’interno di ordini clericali minori mossi dall’intento di riportare la Chiesa sulla retta via della povertà evangelica.
I testi dei Carmina Burana sono espressione degli albori della cultura laica europea espressa nelle forme delle nascenti lingue romanze e rappresentano uno dei primi esempi di poesia profana che sia giunta ai giorni nostri. Bisognerà comunque attendere il 1803 per assistere al ritrovamento dei primi manoscritti degli oltre 250 componimenti che saranno successivamente catalogati.
Sarà all’interno di questa corposa produzione che il compositore tedesco Carl Orff tra il 1935 e il 1936 sceglierà i 24 poemi che andranno a comporre la raccolta che vide la sua prima rappresentazione l’8 giugno 1937 a Francoforte  ma, a dispetto del grande successo di pubblico, venne osteggiata dal regime nazista per lo spirito spinto ed impertinente di alcuni canti. Dalla Fortuna Imperatrix Mundi (“Sorte imperatrice del mondo”) del prologo, le cinque parti dei Carmina burana di Orff passano dalla celebrazione degli aspetti gioiosi della primavera e della natura, ai piaceri ispirati alla vita d’osteria, con riferimenti agli aspetti rappresentati dal bere e dal mangiare, a quelli dell’amore e del sessualità, all’esaltazione della bellezza femminile, per tornare poi al punto di partenza con la reprimenda sul Fato che interviene sul destino degli uomini a proprio piacimento, senza curarsi delle conseguenze.
L’opera ebbe la sua prima italiana nel 1942 al Teatro alla Scala e da allora gode di una popolarità mai venuta meno anche nel nostro paese. Un successo determinato indubbiamente dall’atmosfera che la pervade, dall’accessibilità di forme ed espressioni musicali dove grande risalto assumono gli aspetti ritmici che prevedono l’impiego di molti strumenti a percussione, con una ricorrente e magnetica alternanza tra pianissimo e fortissimo. Elementi che saranno percepiti tutti e caratterizzeranno la versione proposta, che nel 1956 fu autorizzata da Orff stesso per permettere una maggiore fruizione nell’esecuzione dell’opera che prevedeva l’impiego di grandiosi organici. Le parti soliste saranno eseguite da Daniela Cappiello soprano, Stefano Marchisio baritono, Luis Javier Jiménez García tenore; Ensemble Strumentale dell’Orchestra del Teatro Goldoni con Cesare Castagnoli e Chiara Mariani pianoforti, Alessandro Carrieri, Gabriele Ciangherotti Christian Di Meola, Marco Farruggia, Federico Poli percussioni; Laboratorio Corale del Teatro Goldoni, Coro Voci Bianche e Teen Singer del Teatro Goldoni, maestro del coro Laura Brioli; la direzione è del M° Maurizio Preziosi, musicista con una vasta ed apprezzata carriera artistica in Italia ed all’estero ed impegnato al Goldoni nella preparazione del nuovo laboratorio corale.

L’opera è strutturata in un prologo, cinque parti e un finale.
Prologo: “Fortuna Imperatrix Mundi” (Sorte imperatrice del mondo), la parte che contiene il brano più celebre O fortuna, dove vi è una reprimenda sulla sorte avversa che interviene sul destino degli uomini a proprio piacimento, senza curarsi delle conseguenze.

Prima parte: Primo Vere (In primavera) nella quale vengono celebrati gli aspetti gioiosi della primavera;

Seconda parte: Uf dem Anger (Nel prato) dove ancora vengono posti in evidenza gli aspetti legati alla natura;

Terza parte: In taberna (Nella taverna) che include brani ispirati alla vita d’osteria, con riferimenti agli aspetti goderecci della vita rappresentati dal bere e dal mangiare;

Quarta parte: Cours d’amour (Corte d’amore) è legato a componimenti che inneggiano all’amore;

Quinta parte: Branziflor et Helena (Biancofiore ed Elena) in cui le parole concludono l’episodio precedente;

Finale: Fortuna Imperatrix Mundi in cui la ripetizione del brano d’apertura porta alla conclusione dell’opera.

 

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